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La bambina che disegnava troppo

  • Vanessa
  • 5 set 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

Fin da quando ero molto piccola disegnavo su tutto: fogli, libri, quaderni, magliette, zaini, sulla pelle, sui vestiti..ovunque! Mi dilettavo a dare colore alle cose, sperimentavo diversi strumenti per lasciare una traccia...e quanti diari segreti ho imbrattato con l'inchiostro!!

Voi ce l'avevate un diario segreto? Ahhhhh come è importante scrivere, anche poche righe al giorno, come è importante avere un diario sul quale racchiudere i nostri pensieri, sogni, paure, dubbi. La maggior parte delle persone di successo possiede un diario, scrive qualche riga al giorno, pratica la gratitudine e, soprattutto, trova il tempo per farlo.

Ma torniamo a noi. Ero una bambina che disegnava tanto.

A volte coloravo e disegnavo fino a quando mi faceva male il polso perché potermi esprimere era più importante di qualsiasi altra cosa, anche del dolore al polso.


Data la mia propensione per l'arte, durante le scuole medie partecipai ad alcuni concorsi e vinsi in diverse occasioni. Ricordo ancora quando ricevetti in dono una scatola di acquerelli professionali dai colori super brillanti e straordinari. Custodivo quel cofanetto come se fosse oro.

Non ho mai smesso di amare l'arte. Non mi sono mai fermata, neanche adesso che ho 28 anni. Continuo a disegnare, colorare, manipolare materiali, costruire e inventare.

La bambina che ero vive ancora dentro di me.


L'arte mi ha salvato la vita più volte.

Tutto quel che facciamo è segno.

Il modo in cui lo facciamo dipende dalla nostra pressione-volontà, dall’impegno che mettiamo.

Un primo atto di appropriazione è verso ciò che si è segnato. Tutti sanno fare un segno. Tanti segni diversi, originali, marcano l’esistenza.

Con i suoi segni il bambino afferma la sua presenza; lascia tracce, macchie sulla carta, scarabocchi e altro. Sa fare qualcosa e poterlo fare è la prova della sua esistenza. I segni fatti con tutte le materie traccianti conquistano lo spazio. Macchie e segni ripetuti lasciano, in breve, il campo ai primi soggetti.

Ho deciso così di intraprendere un percorso sull'arte che non è mai giunto a termine..perché forse una fine non c'è..forse voglio sempre imparare dall'arte, lasciarmi trasportare, trasmettere questo amore e questa passione ai bambini.

Alle superiori i miei tirocini erano sempre indirizzati verso esperienze che unissero i bambini e l'arte. Arte come traccia, come segno, come sapere trasmesso lasciando qualcosa nel cuore dei bambini.

Senza ombra di dubbio però, lo stage che pi mi è rimasto nel cuore è stato quello pre-laurea. Come la maggior parte dei corsi di laurea, anche il mio prevedeva diverse ore all'interno di una struttura che avrebbe potuto aprirci la strada verso nuove mete, probabilmente lavorative.

Io ho scelto di spendere queste ore all'interno di una scuola dell'infanzia con un progetto improntato interamente sull'arte e sui laboratori didattici. Già allora pensavo ai laboratori.

Ancora oggi mi scervello per realizzare laboratori su misura di bambino con la speranza che possano diventare il mio lavoro principale!

Con la tutor di questa scuola dell’infanzia abbiamo lavorato molto sull’idea di “lasciare un segno” e il primo passo verso questa meta è stato realizzato creando momenti di laboratorio specifici per offrire ai bambini ulteriori occasioni per comunicare tra loro e con i loro compagni, portando un proprio contributo personale, ma soprattutto integrando, positivamente e serenamente nella realtà scolastica, attività, linguaggi ed approcci “su misura” per loro.

La didattica laboratoriale è stata considerata come una modalità strategica per realizzare incontri positivi del bambino con adulti e compagni ma anche per stimolare apprendimenti significativi attraverso il contatto diretto con gli oggetti, la natura, le cose, i materiali strutturati e non.

Inoltre un’altra finalità era quella di osservare le diverse forme di espressione del bambino attraverso progetti e laboratori artistici e creativi: pittura, attività manipolative, tecniche espressive, curiosità e interesse per la fruizione e l’analisi di opere d’arte. Focalizzare l’attenzione sugli stimoli, sulle reazioni e le modalità di esplorazione dei materiali che i bambini hanno a disposizione e sul loro utilizzo creativo.

Verificare le modalità di apprendimento, prendendo in considerazione sia un tipo di apprendimento diretto e spontaneo che un tipo di apprendimento di gruppo come obiettivo didattico.

Ho partecipato a diversi laboratori e progetti: “Orto Zen”, “Mago dei colori”, visita ai musei a Luzzana, progetto Intercultura a Chiuduno, corrispondenza con un artista in Belgio, attività pittoriche, laboratorio di ceramica, laboratorio di musica e diversi laboratori artistico-manipolativi; tutte queste attività mi hanno trasmesso carica, voglia di fare, di cimentarmi, di mettermi in gioco. La forte motivazione ha animato la mia azione e fin dall’inizio gli obiettivi miravano a considerare l’esperienza a tutto tondo.

Come sostiene l’artista Kandinskij: “l’occhio aperto e vigile trasforma le più piccole scosse in grandi esperienze”1, come esploratori che si addentrano in paesi nuovi e sconosciuti, noi facciamo scoperte nel mondo quotidiano; ed il nostro ambiente, altrimenti muto, comincia a parlare in un linguaggio sempre più chiaro. Così, i segni morti diventano simboli viventi e ciò che è morto diventa vivo".

1Vassily Kandinsky, Punto Linea Superficie, traduzione di Melisenda Calasso, Adelphi, Milano, 1968

Mi sono, poi, laureata alla facoltà di scienze dell'educazione e della formazione (Università degli studi di Bergamo) con la dott.ssa e artista Sonia Maffeis, dopo un percorso di studi che prevedesse anche museologia e iconologia e dopo aver sostenuto un laboratorio sulla "mail art" con l'artista e docente Marco Dallari, famosissimo per i suoi laboratori con i bambini.

Da allora ho insegnato arte alla scuola primaria, ideato un laboratorio di Yogart, realizzato diversi progetti in campo scolastico ed extrascolastico. Probabilmente continuerò perchè l'arte, come vi dicevo, mi ha salvato la vita molte volte.

Quando non riuscivo a trovare una via d'uscita, soprattutto nel precario settore lavorativo/educativo, l'arte mi ha aiutata a trovare soluzioni creative e capovolte, il disegno, la scrittura, tutto ciò che era espressione del mio essere mi ha aiutata a trovare strade alternative, a trasformare le più piccole scosse in grandi esperienze, a trasformare ciò che era morto in vivo.

Quella bambina che disegnava troppo ha creduto nei propri sogni e vuole trasmettere il valore dell'arte, del laboratorio, del far-segno e lasciare traccia, all'intelligenza di chi ha da apprendere: i bambini, le generazioni future. Gli artisti di domani.


 
 
 

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GRASSO VANESSA

Dott.ssa in scienze dell'educazione e formazione

Insegnante di scuola primaria

Ideatrice di vanEducation e Yogart

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