Las Vegan: c'era una volta...
- Vanessa
- 23 mag 2017
- Tempo di lettura: 6 min

Sull'isola di Las Vegan, tanto tempo fa vivevano due fratelli.
Nostrano, il figlio maggiore, era sicuro di sé, sprezzante, fiero, baldanzoso, aveva sempre qualcosa da ridire sulle persone. Vengano, suo fratello minore, era modesto, umile, onesto, cortese, disponibile e aveva sempre una buona parola per tutti.
Entrambi lavoravano nel ristorante di famiglia e non ci voleva molto per capire che i clienti preferivano di gran lunga Vengano rispetto al fratello che dirigeva e comandava tutti, dai camerieri ai cuochi in cucina, rispondendo male persino ai clienti stessi.
Quando i genitori dei due fratelli erano ancora in vita, il ristorante preparava tantissimi piatti cucinati con gli ingredienti di stagione, con la verdura offerta dall'orto del padre, con poche e semplici cose.
Papà diceva sempre: "Il cibo cura! I farmaci non sono la soluzione! Venite nel mio ristorante se volete essere sani e felici!" Un brutto incidente se lo portò via e qualche anno dopo, per la tristezza, un brutto male portò via anche la mamma. Vengano voleva essere soltanto sano e felice. Non voleva vedere nessuno essere triste, non voleva vedere nessuno che si autodistruggesse e che non lottasse per una vita migliore, una vita longeva, una vita appagante.
Dalla morte del padre, Nostrano si occupava di tutta la gestione della cucina e ficcanasava persino in sala, dettando ordini a tutti e rimproverando i poveri dipendenti, che correvano qui e là con pile di piatti, col rischio di scontrarsi e fare un gran patatrac!
Vengano invece aiutava dopo la scuola, spillava qualche bevanda, pelava le verdure e spesso faceva pasticci mixando gli ingredienti per ottenere pietanze "magiche". Diceva che poteva ottenere piatti nuovi mixando gli ingredienti e che da queste nuove pietanze, sarebbe fuoriuscita una energia positiva, una vibrazione magica.
Egli sognava di diventare un grande chef e ogni pomeriggio, dopo scuola, sgattaiolava in cucina dal suo cuoco preferito Ernesto detto "cuocolesto"; in effetti, Ernesto preparava dei piatti prelibatissimi, gustosi, molto colorati in pochissimo tempo, utilizzando tanti cereali e verdure, e sapeva accontentare tutti, soprattutto i bambini.
"Ricorda Vengano, il gusto principale che i tuoi clienti devono provare, è il gusto della gioia" - "Della gioia??" chiese stupefatto Vengano. "Certo! Da che mondo e mondo, nessuno cerca la sofferenza, tutti cercano la gioia! Se tu trasmetterai la gioia nei tuoi piatti, avrai conquistato il cuore di tutti." gli rispondeva il cuoco.
Vengano adorava il suo amico Ernesto; i suoi piatti erano colorati, freschi e sapevano di vita. Sì, di vita, perché Ernesto non uccideva gli animali. Lui li amava, non come quell'arrogante di suo fratello Nostrano che rincorreva le galline per ucciderle, sfilettava il pesce, gettava l'aragosta viva nell'acqua bollente e poi diceva tanto di amare gli animali! In realtà per "animali" lui si riferiva solo al gatto Luna e al cane Bibò, che accarezzava solo quando si ricordava.
Un giorno il fratello minore udì un mezzo discorso tra Nostrano e alcuni signori ben vestiti, riuniti nell'ufficio del defunto padre; parlavano di "progresso", "cibo di nuova generazione", "fast food", "cibo pratico", "maggiori guadagni".."ormai aldilà dell'isola tutta la clientela si rivolge ai fast food, al cibo di strada, al mangia e fuggi..sarebbe ora di cambiare anche qui, di rinnovare!" dicevano i signori in giacca e cravatta!
-Mai e poi mai!!- pensava Vengano che aveva capito cosa volevano proporre quei due uomini a suo fratello.
Purtroppo però il potere decisionale spettava solo a suo fratello maggiore e in men che non si dica il ristorante di famiglia divenne un vero e proprio fast food che produceva solo hamburger, patatine, salse, bevande stracolme di zucchero e finta insalata in busta.
Erano piatti tristi, poco colorati e soprattutto malsani e abitudinari, erano sempre gli stessi!
Risultava più facile avere abitudini alimentari insalubri piuttosto che cibarsi di ciò che offriva la natura, comprendendo l'importanza di ciò che si mangia. Vengano credeva fortemente in ciò che diceva suo padre, era convinto che il cibo vero, quello sano, quello naturale, curasse e che facesse bene a grandi e piccini. Sfortunatamente i bambini non avevano mai mangiato così male come in quell'epoca. Aldilà dell'isola nascevano e zampillavano fast food come fossero stati funghi, dall'oggi al domani. Si mangiava sempre più cibo canceroso. Si permetteva loro di consumare regolarmente, lo ripeto, regolarmente, cibi fritti in grassi trans, hamburger, coca-cola, formaggio scadente, chips, dolci, brioches, caramelle ogni giorno. Era difficile per i genitori comprendere che il consumo di questi cibi avrebbe portato alla distruzione lenta e insidiosa dei loro figli, esponendoli a gravi malattie.
Vengano doveva fare qualcosa, non poteva permettere che il sudore del padre fosse stato buttato e sprecato per niente, tutti i suoi sacrifici per quel locale che un tempo faceva il "pienone"!
Ernesto aveva provato più volte a riproporre i suoi piatti, magari affiancandoli al cibo di strada così da fornire più scelta ai clienti ma con Nostrano era una battaglia persa. Anche Vengano era dalla parte del cuoco amante dei bambini e così affrontò la questione col fratello ma anche in questa occasione Nostrano si dimostrò irremovibile: "Papà ha deciso che io avrei dovuto portare avanti il ristorante di famiglia e solo io prenderò le decisioni! Dì pure al tuo amichetto Ernesto di starsene al suo posto altrimenti lo licenzio!!".
"Ma ormai non è più il ristorante di famiglia! è diventato come tutti gli altri posti! Non si differenzia per niente! I cibi sono tutti uguali e presto le persone se ne accorgeranno! Non rovinare questa splendida isola!" parole al vento, quelle del povero Vengano.
Gli anni passarono e il locale, dapprima sempre pieno, iniziò a svuotarsi a causa dell'arroganza di Nostrano che rispondeva male ai clienti ed era sempre più nervoso per l'alta concorrenza. Ormai i panini imbottiti, le patatine fritte e la coca-cola si vendevano ovunque, in tutto il mondo e loro si distinguevano soltanto per la presunzione di Nostrano.
Un bel giorno d'estate, si presentò nel locale un famoso giornalista gastronomico di una rinomata rivista di cucina che avrebbe scritto un articolo sulla bella cittadina di Las Vegan e sui suoi ristoranti.
"Preparatevi perché una di queste sere farò visita al locale insieme alla mia troupe e scriverò una recensione sulle vostre pietanze. Ovviamente il ristorante di Las Vegan che saprà catturare il mio palato, offrendomi qualcosa di sfizioso, finirà in copertina!"
A Vengano venne in mente una grande idea............
"Allora avete capito tutti? Non fatemi fare brutte figure, tutti al proprio posto e scattate quando il giornalista vi chiederà qualcosa! Qualsiasi cosa! Non fatelo attendere e non portategli i panini mezzi bruciacchiati! Non devono nemmeno uscire dalla cucina! Sia chiaro!
Allora Ernesto hai capito anche tu? Stasera tu avrai il comando in cucina e non uscirà piatto se prima non lo avrai visionato dalla A alla Z! Ora vado a farmi una doccia e a rendermi presentabile" arricciò il naso Nostrano.
"Sì signore!" obbedirono tutti i dipendenti. Ernesto cuocolesto soffocò una risatina e strizzò l'occhio al piccolo Vengano, che nel frattempo aveva creato una vera e propria squadra di ribelli, stanchi di sottostare alle continue critiche del capo.
Appena Nostrano uscì dal ristorante, la rivoluzione iniziò.....
Il giornalista arrivò puntuale con tutti i suoi commensali, tra di loro anche due bambini, Martin e Asia, i figli dell'opinionista.
Nostrano uccise con lo sguardo i camerieri e bisbigliò qualcosa all'orecchio di un dipendente che filò dritto a testa bassa in cucina.
Lo spettacolo incominciò: insalata Waldorf con mele, avocado,noci e aceto balsamico, condimento alle foglie di sedano e arachidi tostate, focaccia pugliese con pomodorini, tagliatelle con ragù di soia e seitan, pizzoccheri al tofu, riso e quinoa alla cinese, spiedini di seitan, peperoni e funghi arrosto, humus di ceci e spezie, verdure miste saltate, torta al cioccolato, mousse di yogurt ai frutti di bosco e pancake alle banane e noci.
Tutto molto ben servito e per i più piccoli le pietanze sono state servite creando delle simpatiche faccine nei piatti. Tutta opera di Ernesto.
Alla vista di quelle pietanze, Nostrano andò su tutte le furie ed iniziò a inveire contro il personale attirando l'attenzione dei prestigiosi clienti, ma dalla cucina e dalla sala nessuno lo ascoltava più e perdendo le staffe, uscì dal locale urlando: "Vengano, Vengano dove sei?? Se ti prendo ti sistemo!", a quelle parole il giovane fratello sgattaiolò tra le gambe di Ernesto che lo rassicurò: "La forza vitale sia con te!".
A fine serata, il giornalista chiese di incontrare il cuoco e si complimentò con Ernesto ed egli, in tutta la sua saggezza, replicò; "Sono contento che si sia trovato bene in questa locale che è la mia dimora da sempre, un luogo dove la gioia sta di casa, in cui il cliente non è solo un fascio di nervi, muscoli e ossa ma un uomo dotato di sensi, di vibrazioni, di vita che sappia cogliere la gioia e il gusto in ogni piatto. Nei miei piatti c'è vita, amore, energia e rispetto, spero che abbia colto tutto questo nei miei piatti. Inoltre voglio presentarle il mio aiutante nonché futuro proprietario del locale".
"Futuro proprietario??" aveva sentito bene, Vengano? Seppur titubante si avvicinò al tavolo e salutò i commensali con un gran sorriso.
La settimana dopo in copertina c'era la foto del ristorante di famiglia di cui Ernesto e Vengano andavano così fieri e il bellissimo articolo concludeva così: "...da ciò si può quindi dedurre che l'uomo non è solo un fascio di nervi, muscoli e ossa ma qui il cliente viene considerato come un uomo dotato di sensi, di un corpo vivo, di energia e vibrazioni e pertanto anche i piatti trasmettono energia, positività, freschezza e genuinità.
Ricette curate e perfette per la stella Michelin, locale consigliato per il cuoco e per lo staff ma non di certo per il proprietario, unico neo di questo angolo di paradiso del gusto in Las Vegan."
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