Cosa si nasconde dietro a un voto scolastico
- Vanessa
- 17 gen 2019
- Tempo di lettura: 6 min

A cosa servono i voti? Scontato. A valutare.
Nell'idea antica di scuola, i voti sono l'espressione di una valutazione numerica rispetto a quanto i bambini hanno imparato o appreso. Già qui potremmo aprire un dibattito. Valutazione numerica? Un numero mi dice veramente quanto un bambino ha appreso? Mi indica se il bambino ha interiorizzato, ha compreso a fondo la lezione? E se il giorno dopo non ricordasse più nulla perché ha studiato tutto a memoria? Il bel voto avrebbe ancora valenza?
L'8 di un insegnante ha lo stesso valore per un altro insegnante? Sicuramente esistono dei criteri, delle griglie e delle tabelle che indicano, attraverso un giudizio, il valore di quell'8. Tuttavia siamo di fronte a persone. Non ci si può basare solo su una griglia. Ci sono mille sfaccettature, mille cose da tenere in considerazione.
Mi ci metto dentro nel calderone. Ogni volta che arriva il periodo delle pagelle o schede di valutazione mi viene il mal di pancia. Prima cosa perché sembra l'estrazione del Lotto. Tantissimi numeri che frullano nella testa e sulle carte. In secondo luogo perché a me 'sta cosa di dare per forza un numero in una scala da 5 a 10 mi sta stretta. Ci sono talmente tanti aspetti da considerare quando si giudica una persona che un singolo numero non può davvero racchiudere.
Dietro a un voto c'è molto di più. C'è un bambino. C'è un team di insegnanti. Ci sono due genitori. Ognuno di essi ha un rapporto differente con quel voto.
Il voto rivela molte cose sia di noi insegnanti che delle persone o genitori che siamo. Del proprio concetto di scuola, del concetto di apprendimento, della fiducia che abbiamo nei confronti dei bambini, del metro di paragone che abbiamo con il nostro passato. Quanti di voi hanno vissuto una sgradevole esperienza grazie a un brutto voto a scuola? Rivela davvero molto.
Vorrei però calarmi nei panni di ogni interessato, bambino, genitore e insegnante per valutare i pro e i contro dei voti scolastici. Mi permetto di farlo perché ho vissuto molto da vicino tutte le diverse situazioni, i ruoli rivestiti e le tanto temute conseguenze.
I VOTI VISTI DAI BAMBINI
Anche io sono stata bambina, fino a non molto tempo fa anche studentessa soggetta a voti.
Sono sempre andata bene a scuola. Mi piaceva studiare, imparare cose nuove: ero curiosa, motivata e avevo la giusta parlantina per affrontare un'interrogazione. I voti non mi spaventavano e a casa non ho mai avuto problemi al riguardo. Eppure non ho mai avuto un bel rapporto con essi. Ho sempre avvertito la competizione, la discriminazione e la frustrazione.
Mi sentivo in competizione con quelli bravi perché bastava poco affinché ti spodestassero dal podio dei "secchioni della classe" alias "cocchi della maestra". Questo podio ti gasava perché gli insegnanti decantavano le tue doti. A chi non fa piacere? Ma se non decantassero mai le tue doti come pensi ti sentiresti?
Avvertivo la discriminazione quando la classe era suddivisa, dagli insegnanti stessi, in quelli bravi e in quelli non bravi. Non ci voleva molto per fartelo capire: "guarda il lavoro di Irene che bello", "prendi esempio da Lorenzo, guarda che bravo" dicevano. Lo facevano anche con me. Dicevano: "siediti vicino a Vanessa così magari impari qualcosa!"; così si creavano rotture nei rapporti. Sì, in classe. Quando sei alla scuola secondaria inevitabilmente se sei "secchione" non sei così ben visto, anzi risulti antipatico e snob.
Ora, la cosa diventa interessante quando si fa un viaggio più introspettivo. Spesso i bambini vivono i voti in modo negativo perché riversano la concezione che loro stessi hanno di sé. Quando un bambino si crede stupido o incapace il voto negativo rischia di confermare questa convinzione; se invece si sente intelligente e capace il voto negativo potrebbe farla vacillare.
Mai e poi mai far credere a un bambino che il voto rispecchia la sua personalità, la sua intelligenza, il suo essere capace. Il voto dovrebbe misurare piuttosto il suo grado d'impegno. Se proprio volessimo utilizzare un numero.
I VOTI VISTI DAI GENITORI
Il valore che i bambini danno al numero spesso è il riflesso del valore che i genitori stessi attribuiscono al voto numerico. Quando un genitore considera il voto come una questione personale partono frasi del tipo: "Mio figlio ha preso 9 in pagella, meritava sicuramente 10 perché è intelligentissimo, bravissimo e l'insegnante non ha capito nulla di lui" oppure "Mio figlio ha preso 7 perché l'insegnante lo odia! Meritava di più", infine "adesso vado io a scuola e gliene dico quattro a quell'insegnante". Giuro che queste cose le ho sentite per davvero. Ammesso che sia discutibile il fatto di meritare più o meno, non spetta al genitore né decidere il voto né screditare la figura dell'insegnante davanti al figlio, il quale si sentirà in diritto di mancare di rispetto al docente perché l'esempio che si trova davanti è dato proprio dai genitori.
Un grande male della società è quello di premiare con ricchi bottini questi voti. Comprare il tablet, il cellulare, oggetti di valore per un voto alto non è per nulla educativo. Soprattutto quando i regali sono così costosi e quando sono collegati al bel voto.
Comportarsi bene, impegnarsi ed essere gentili dovrebbe essere un dato di fatto e non un gioco a premi.
Allo stesso modo punire e sgridare i bambini per un brutto voto non rende i figli più sicuri e motivati.
Togliere l'xbox per un mese al bambino che ha preso un brutto voto può essere una soluzione temporanea ma non a lungo termine. Fornire invece gli strumenti e la motivazione allo studio danno più risultati anche nel lungo periodo. Focalizzarsi sull'aspetto positivo, sull'incentivare, sul dedicare tempo danno più frutti che focalizzarsi sulle punizioni, sulle sgridate e sulle sfuriate del momento.
Lavorare con costanza è il segreto.
La cosa peggiore però è il compiacimento. Trasmettere ai figli che prendere bei voti significa far felici mamma e papà non è proprio un bel messaggio. E se un bambino proprio non ce la fa a prendere voti alti? "La mamma mi vorrà meno bene se porto a casa un sei?". Nulla di più demotivante.
I VOTI VISTI DAGLI INSEGNANTI
Da una decina d'anni lavoro nel mondo della scuola. Ne ho proprio viste tante in fatto di voti. Ho visto insegnanti fare centinaia di verifiche per "avere un voto in più", ho visto interrogazioni dell'ultimo momento per "far combaciare la media", ho visto dare voti inferiori a chi meritava di più solo perché generalmente i voti di quell'alunno non erano brillanti e ho visto dare voti alti solo per non rovinare la media. Ho visto cose che mi hanno fatto davvero contorcere lo stomaco. Ho visto bambini piangere. Ho visto bambini delusi. DELUSI. Che tristezza sapere di bambini che si sono impegnati tanto e poi non essere riconosciuti per il lavoro svolto.
Ho visto bambini prendere 9 per poi non saper mettere in pratica quanto imparato e ho visto bambini prendere 6 ma nella vita di tutti i giorni essere in grado di cavarsela di fronte alle difficoltà. Ho visto ragazzini prendere 9 ma non salutare quando entrano in classe e ho visto bambini prendere 6 ma dividere la propria merenda se un compagno non l'aveva.
Ho visto anche bravi insegnanti scrivere parole di incoraggiamento, scrivere due righe per motivare quel voto, dare suggerimenti per migliorare l'esposizione, offrire strumenti per portare a termine il lavoro.
Ho visto insegnanti dare giudizi e non voti. Ho conosciuto insegnanti che si sono dedicati alle tanto discusse competenze.
Sì discusse, perché lavorare sulle competenze comporta fatica e un lavoro ben studiato. Il tutto però parte dagli insegnanti e dal loro modo di fare scuola. Se pretendiamo che i nostri alunni crescano a pane e voti, poi non lamentiamoci se oggi nei diversi posti di lavoro è molto più facile trovare persone incompetenti piuttosto che persone ben formate e competenti.
Per fare davvero il bene dei nostri alunni dovremmo insegnar loro a risolvere problemi, a scrivere correttamente ma anche a essere brave persone, a usare gli strumenti per fare delle scelte e a cogliere le opportunità della vita. Dovremmo insegnar loro l'educazione e misurarla attraverso gesti gentili, non voti. Dovremmo insegnar loro a essere competenti e a lavorare per ottenere il meglio da loro stessi e per dare il buon esempio. I bambini di oggi sono gli uomini e le donne di domani.
Con affetto e gratitudine,
Vanessa

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