Basta burocrazia! Dov'è finito il piacere di insegnare?
- Vanessa
- 14 nov 2019
- Tempo di lettura: 5 min
Ho varcato la soglia di casa alle ore 21:00 di un martedì sera: ero a scuola dalle 8 del mattino.
Adesso mi chiedo: dove sono finite le bidelle che bussano alle porte delle classi per ricordare alle maestre che esiste una vita al di fuori della scuola e che è ora di chiudere il vecchio edificio scolastico? Eh no, amici! Sono capitata in una scuola dove le chiavi le ha in mano la referente, a quanto pare senza vita sociale, fuori dalla scuola..in pratica, sono fritta!

Per chi mi conosce bene, sa che non vanto del mio passato da stacanovista dove 3 o 4 lavori a incastro erano la norma e dove la lezione di storia sugli Egizi si trasformava in un teatro a forma di piramide con sarcofagi e travestimenti. Questo per dirvi che già era difficile, in passato, levarmi di mano un quaderno, un libro, il pc per staccare dalla vita lavorativa e passare a quella privata, ora ciaone proprio! Sto valutando l'idea di comprare una brandina! (ovviamente sono sarcastica!).
Per fortuna, però, sono cambiata e ho ridimensionato la questione lavoro. Sono sempre molto appassionata al mio lavoro da insegnante e da educatrice - a tratti sono motivata - a tratti sono nello sconforto più totale - tuttavia i bambini mi restituiscono una gioia infinita e mi danno quella forza che spesso mi manca quando ho a che fare con la burocrazia e certe colleghe/i.
Preghiamo!
Ripetete insieme a me: "Nessun lavoro vale la mia salute mentale!"
In coro: "Nessun lavoro vale la mia salute mentale!"
Torniamo al punto. Dicevo che sono cambiata, che ho ridimensionato i tempi da dedicare al lavoro, che ho investito tanto nella meditazione, nello yoga, nella crescita personale ma poi mi ritrovo alle 21 di sera a varcare la soglia di casa manco fossi l'amministratore delegato della choko-chissadadovearrivailcacao-vattellapesca.
Tutto questo secondo voi per cosa? Per preparare la festa di Natale per i bambini? Per montare la scenografia di qualche super evento che i bambini ricorderanno nei tempi dei tempi? Macché! Chiamasi B-U-R-O-C-R-A-Z-I-A. Aggiungerei l'aggettivo ripetitiva (e pedante, noiosa, inutile) ma basta anche burocrazia e ci siamo capiti. Sì, molti insegnanti che leggeranno sanno a cosa mi riferisco. P.E.I., P.D.P., registro elettronico, documenti cartacei, relazioni, report, mail, griglie, verbali, rendicontazione di ogni mosca che vola per la stanza.
Insomma, oggi giorno non puoi respirare senza doverlo mettere per iscritto o tabularlo da qualche parte. Burocrazia spesso inutile e ripetitiva. Invece di snellire e facilitare il lavoro, soprattutto con l'avvento della tecnologia, diventa sempre più complicato e snervante.
Le cose qui sono due: ci sono insegnanti che cercano le scorciatoie più semplici e quindi vanno alla ricerca del documento già scritto da qualcun altro, della tabella già compilata da qualche brava collega che non vede l'ora che tu arrivi bellamente a prenderti il lavoro per cui lei ha impiegato due o tre ore per svolgerlo o ancora peggio il P.E.I. scritto da qualche str** che non aveva nulla da fare ed ha investito un mese e mezzo della sua vita, giorni di riposo, festivi, tempo libero per poi vederselo sfilare da sotto il naso da altri colleghi che "sai, non l'ho mai fatto, non sono capace, tu scrivi meglio, tu sei giovane, tu hai tempo"..sì certo, non vedevo l'ora di investire il mio tempo libero per scrivere un documento di 70 pagine in 60 giorni. E chi conosce bene il P.E.I. sa che, a volte, anche solo per mezza pagina, si impiegano 2 giorni.
Al contrario ci sono quelli che, per compilare tutti questi documenti si attaccano al sinonimo, alla parolina più consona, contestano ogni cosa tu scriva (non solo lo fai, pure stanno lì a correggere l'incorreggibile solo per dimostrare che sono attenti e partecipi quando invece ti fanno perdere un sacco di inutile tempo!). Parlo dei documenti scritti già bene, per cui non ci sarebbe motivo di restare fino alle dieci di sera a correggere, scrivere e riscrivere. Tutto questo perché ci sono quelle che vivono per la scuola e hanno proprio piacere ad essere sommerse dalla burocrazia, in genere l'1% delle persone ama essere oberato di scartoffie da smaltire ma a quanto pare, dopo averle viste tutte, mi sono beccata anche quel 1%.
In questi anni ho vissuto entrambe le facce della medaglia, a volte anche contemporaneamente: da quella che sfacciatamente ti chiedeva di passarle il documento, strizzandoti l'occhio, dopo che tu avevi trascorso giorno e notte per terminarlo prima della scadenza, a quella che contestava ogni tuo respiro e quindi ti faceva correggere la parola "complessivamente" con "nel complesso". Ne vogliamo parlare?
Tutta questa burocrazia mi ha fatto odiare la scuola. Non esagero. Odiare. Non riesco a provare indifferenza perché poi, mannaggia a me, li compilavo pure bene i P.E.I. e i P.D.P.
Non mi sono mai tirata indietro dal compilare, anzi compilavo pure quello in più ed ero sempre l'ultima ad andarmene. Mi scocciava proprio fare il lavoro in modo superficiale. Che poi la statua non me l'ha mai eretta nessuno e, alle volte, manco grazie mi sono portata a casa. Ma fuck!
E poi ti dicono: fai la maestra! Alle 16:00 hai finito! Seeeeeeeeee ciao! Quando lavoravo al bar, avevo finito; quando lavoravo in ottica, avevo finito, quando lavoravo nel settore commerciale, una volta a casa avevo finito ma MAI, MAI e poi MAI nel settore educativo. No, mai! Ho sempre lavorato come una manager di vattellapesca ma con contratto a scadenza, precaria come una piuma al vento, con 8 mesi di stipendio e 4 di disoccupazione trascorsi a riprendermi dagli 8 di sfruttamento. Senza mai orario, senza limiti.
E concludo qui senza dilungarmi.
Questa è una condizione di profondo disagio, nel senso che nelle scuole c’è una grande dispersione di tempo, che viene sottratto alla didattica, allo studio e alla formazione degli insegnanti.
Io poi che sono una creativa, ma sai in quelle 4 h passate su un documento cos'altro avrei potuto preparare per i bambini? Un sacco di materiale! Avrei potuto fare formazione. Perché invece di sommergere gli insegnanti di documenti da preparare (tra l'altro poi sempre entro metà novembre, che sono i mesi dove c'è più da fare soprattutto per chi è nuovo e non conosce i bambini), non date la possibilità di fare formazione? Obbligateli che poi scoprono pure che è bello imparare qualcosa di nuovo. Qualcuno non sa nemmeno parlare italiano correttamente, altri fino a ieri lavoravano in azienda e ora insegnano perché hanno fatto il magistrale nel 1800 e c'è carenza di insegnanti.
Con tutto il rispetto per chi, pur avendo fatto il magistrale nell'anteguerra, si è dato da fare e ha raggiunto buoni obiettivi. Ho visto, tuttavia, il contrario. Non apro la parentesi, ne parliamo in un altro articolo.
Tornando alla burocrazia, sono state svariate le volte in cui mi sono detta: "ma chi me lo fa fare?" Io vorrei insegnare, trasmettere nozioni, emozioni, competenze ai miei bambini. Vorrei poter gestire meglio la mia vita lavorativa e privata. Ho cercato tutto questo anche fuori dalla scuola e ora mi trovo davvero ad un bivio. I bambini esistono anche fuori dal contesto scolastico. Forse è giunto il momento di abbandonare la scuola come spazio fisico e burocratico e dedicarmi a loro in contesti dove la burocrazia è più snella e l'insegnamento più genuino.
Ci sarà ancora spazio per la scuola nella mia vita? Forse è giunto il momento di cambiare il sogno che avevo da bambina di fare la maestra con il sogno che ho da grande: dare anima all'educazione.
E ora concludiamo in coro: "Nessuno lavoro vale la mia salute mentale!" "Nessuno stipendio vale la mia salute mentale!". Passo e chiudo.
Vanessa
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